La mostra “Il mito dell’arte africana nel 900” esplorerà in che modo artisti del Novecento come Picasso, Man Ray, Calder, Basquiat e Matisse siano stati influenzati dall’arte africana, mostrando al suo interno più di 100 opere originali. La mostra si terrà a Trieste dal 25 marzo presso il Porto Vecchio – Magazzino 26 all’interno della sala Carlo Sbisà.

L’intento dell’estetica africana è quello di rendere tangibile il mondo spirituale e lo fa attraverso le sculture, sia sacre che profane, o attraverso le maschere, strumenti per entrare in contatto con il mondo spirituale e con le forze dell’aldilà. Non si parla mai di fare “arte per arte”.

L’inizio dell’interesse per l’art nègre risale ufficialmente al 1906 quando Henri Matisse, sollecitato da Derain, si reca nel negozio parigino di Emile Heymann (le père sauvage) per acquistare una statuetta Kongo-Vili che mostrerà a Picasso e a Gertrude Stein i quali ne resteranno entusiasti. Negli stessi anni Paul Gaugin, Georges Braque, André Lhote, Maurice de Vlaminck e Alberto Magnelli acquistano sculture africane che sono documentate da fotografie dell’epoca nei vari atelier dei singoli artisti. Sempre nei primi anni del ‘900, si formano le prime grandi collezioni come quelle dello scultore americano Jacob Epstein e quella di Jacques Lipchitz. 

 In quel periodo Parigi è al centro del mercato dell’arte africana e i grandi galleristi parigini, tra cui Paul Guillaume, Charles Ratton e Joseph Brummer, furono degli illuminati promotori delle arti africane. 

 L’interesse per quest’arte aumenta e si diversifica portando gli artisti delle Avanguardie parigine ad intraprendere un percorso di ricerca che in alcuni casi farà nascere rivoluzionarie correnti artistiche, prima fra tutte il cubismo. Picasso, il suo fondatore, darà alla luce Les demoiselles d’Avignon (1907) non solo manifesto del movimento cubista ma opera che presenta, tra le altre, delle figure femminili con volti perfettamente assimilabili alle maschere africane (Mahongwe,Baoulé, Senoufo). 

L’arte africana sarà presente in molte altre opere d’arte creata a partire dal Novecento fino ai giorni nostri. Una cultura che affascina, seduce e avvicina gli artisti moderni e contemporanei anche ad un senso di spiritualità e di misticismo. 

La mostra è a cura di Anna Alberghina, Bruno Albertino, Vincenzo Sanfo e con la collaborazione di Stefano Oliviero.

Indicazioni mezzi pubblici
  • Bus
    • Linea 6
    • Fermate
      • PIAZZALE GIOBERTI (SAN GIOVANNI) » via Giulia » via Battisti » via Carducci » piazza Oberdan » piazza della Libertà (stazione FS) » viale Miramare » PORTO VECCHIO (magazzino 26, centro congressi) » Barcola (lungomare) » viale Miramare » GRIGNANO (riva Massimiliano e Carlotta, castello di Miramare)
      • Info orari

La mostra si trova al Porto Vecchio, Magazzino 26 – Sala Carlo Sbisà

Orari


Dal Martedì al Venerdì: dalle ore 10,00 alle ore 18,00. Sabato, Domenica e festivi: dalle ore 10,00 alle ore 20,00. Chiusura il Lunedì.
Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura.